Cartoline da Berlino

Nel secondo appuntamento con i racconti delle città visitate Mirko Tommasini ci racconta Berlino attraverso i suoi edifici

Se parliamo di Berlino, parliamo innanzitutto di opposizioni. Sono la prima cosa che salta all'occhio guardando l'architettura e gli edifici di Berlino, spesso collocati con poca o nessuna continuità di stile in un efficace gioco di contrasti, talvolta intriganti, talvolta improponibili: un diner americano che confina con un pub inglese; strutture classicheggianti affiancate ad edifici che sembrano ricordare una scatola di cotton fioc e anche monumenti antichi isolati in quartieri dallo stile contemporaneo. 

Questo aspetto, quello dei contrasti, non è che la diretta conseguenza della varietà presente nella capitale e spesso si configura sul piano della contrapposizione tra antico e moderno. Sono molti gli esempi che potrei citare, ma quello che a mio avviso è il più emblematico, è rappresentato dal Duomo: più volte, nel tentativo di scattare una foto alla facciata dell'edificio, compariva sullo sfondo la Torre della televisione di Alexanderplatz, tanto distante geograficamente quanto cronologicamente, come se nel tentativo di guardare in faccia il passato il presente volesse rivendicare il proprio tempo e il proprio spazio, la propria importanza. All'inizio cercavo di eliminare quella fastidiosa antenna provando a nasconderla come meglio potevo dietro una delle cupole del Duomo, ma dopo poco ho rinunciato. Non aveva senso fare uno scatto della capitale omettendone delle parti, sarebbe stato come vedere solo ciò che volevo vedere e non cogliere Berlino nella sua vera essenza, varia, versatile, contraddittoria. 

Altro caso simile, forse più evidente, è quello del Palazzo del Reichstag. La sede del parlamento che, a seguito di un incendio, è stata modernizzata con una cupola in vetro che sovrasta l'intero edificio. Momento di crisi, non sapevo cosa pensare. Partendo dal presupposto che nel nostro paese un buon 90% dei casi in cui si prova a fondere l'antico e il moderno partono le critiche più aspre, come nel caso della teca dell'Ara Pacis a Roma, o il più recente hotel cubico di Venezia, ero stato portato a pensare che ogni tentativo di conciliare i due elementi si sarebbe concluso in un fallimento a prescindere. Forte ormai di questa convinzione, sapendo per sentito dire che era stata costruita un cupola in vetro sopra un edificio che risale al XIX secolo, ci avevo messo una pietra sopra, mi ero arreso, non lo volevo nemmeno vedere. Finché ad un certo punto succede, lo vedo. E in un attimo di indecisione tra meraviglia e sgomento mi accorgo che tutti i pregiudizi che avevo erano infondati: fondere l'antico e il moderno non è cosa oscena, bisogna semplicemente saperlo fare, e il caso del Palazzo del Reichstag ha avuto un esito decisamente positivo. Non solo per un fattore estetico, ma soprattutto per l'importanza che il presente gioca nella capitale. Sembra quasi che Berlino ti voglia far vivere costantemente nel tuo tempo, come se “l'hic et nunc” fosse il leitmotiv della capitale. 

Il “vivere qui e ora” è una filosofia che sembra riflettersi anche nello stile di vita dei berlinesi stessi, tanto attenti a provvedersi il necessario per “tirare avanti” quanto a svagarsi, ed è sotto quest'aspetto che i berlinesi si mostrano nel loro bipolarismo: lavoratori di giorno, festaioli di notte. Per quel poco tempo che ho avuto a disposizione per conoscere la capitale non m'è sembrato che fossere un popolo attaccato al denaro, attenti ad accumulare beni da conservare per un tempo non abbastanza concreto da essere vissuto di petto. Berlino e i suoi abitanti hanno un'anima troppo punk per avere un atteggiamento simile. E' molto più probabile che dopo una giornata di lavoro li troviate nei locali a far festa con gli amici fino alle due del mattino, intenti ad ascoltare buona musica o a produrre la propria, a giocare a calcetto o a ballare, perché in fondo che senso ha continuare a lavorare una vita intera senza poter godere subito del frutto del proprio lavoro? 

Vivere nel presente però non significa solo costruire edifici moderni, vuol dire soprattutto generare delle opportunità, creare degli sbocchi che permettano all'individuo di proiettarsi in una terza dimensione, il futuro. In tal senso Berlino è una vera e propria miniera d'oro: tutta questa innovazione e le possibilità che ne conseguono la rendono una città eclettica e dalle mille sfaccettature, l'ambiente ideale dove i giovani possono trovare molte opportunità e crearne delle nuove: c'è chi arriva nella capitale in cerca di lavoro, chi per avviare delle startup grazie ai finanziamenti, alcuni vengono per proseguire gli studi universitari, altri per avviare dei progetti di ricerca, ci sono poi gli artisti che cercano un posto per esprimere la propria arte e altri ancora che magari vogliono solo passare un anno sabbatico. Per questo non stupisce che Berlino sia diventata la capitale ideale dove ogni persona può realizzare le proprie aspirazioni. 

Venerdì, 25 Marzo 2016 - Ultima modifica: Venerdì, 01 Aprile 2016

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